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Quella sua cornetta Fina: i gadget motoristici – Superposter
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Quella sua cornetta Fina: i gadget motoristici

Era il primo giorno di scuola e seduto al mio banchetto, avevo tirato fuori un marchingegno che persino James Bond mi avrebbe invidiato. Era una simil Firebird blu elettrico, con finiture nere e rosa shocking, oltre che delle belle ruote in gomma coi cerchi bianchi. Sembrava un giocattolo a tutti gli effetti e solamente dopo un’attenta analisi, se ne capiva la reale utilità. La macchinina si divideva in due parti rivelando la sua vera natura: quella di astuccio. Nella parte superiore, quella del tetto, trovavano posto un temperamine e delle forbici dalla punta arrotondata che Muciaccia si sarebbe esaltato. Quella inferiore celava una colla che non ho mai avuto il coraggio di aprire e una matita dei Gemelli ancora intonsa perché sono Capricorno. Le penne fuoriuscivano come missili dai fari a scomparsa, mentre la gomma era nascosta nel cofano. Per chiudere in bellezza, dalla base si poteva estrarre un righello.

Si trattava di alta ingegneria taiwanese, era chiaro. Così come era chiaro che le avventure della mia Pontiac si sarebbero concluse ben presto, se avessi continuato a portarla a scuola (una delle due biro è andata perduta e non l’ho più ritrovata). Nel giro di qualche settimana, presi la drastica decisione di farla sparire dalla circolazione, convincendo mia madre a comprarmi un astuccio Seven: molto più comodo e capiente, ma allo stesso tempo convenzionale. Mi piaceva quello strano aggeggio, ed ero sicuro che la scelta di conservarlo mi avrebbe premiato, quando un giorno me lo sarei ritrovato intatto.

Da appassionato vero, ho sempre nutrito un amore incondizionato per il mondo motoristico e per tutto ciò che gli ruota attorno, gadget compresi. Negli anni ne ho raccolti molti, alcuni bizzarri, altri già visti, ma ognuno con una storia diversa da raccontare.  

Per rimanere in tema scolastico, un’altra chicca è il d(d)iario Bburago trovato fra i banchetti della mostra Toyssimi dello scorso novembre. L’agenda, datata 1983, è colorata da sfumature arcobaleno squisitamente retro, tipiche di quegli anni. Su ogni pagina c’è un modellino diverso, come una sorta di catalogo. Immagino la scena di un bambino emozionato per esser tornato a casa con un bel voto da firmare (perché una volta era lì che si scrivevano, altro che registri elettronici), strappando al papà la promessa di una 131 Abarth uguale a quella che spiccava in fondo al foglio.

Sarebbe stata l’accoppiata perfetta con l’astuccio citato poco sopra; peccato (si fa per dire) averlo ritrovato solamente qualche mese fa. Oggi è uno dei pezzi più insoliti e ricercati fra i collezionisti del marchio: come potete immaginare, non ne sono sopravvissuti molti.

Ma il periodo di bizzarria massima della Bburago è arrivato verso la fine degli anni novanta. Complice il successo raggiunto, l’azienda si lanciò in svariate collaborazioni, più o meno ufficiali, ognuna con la propria dose di stranezza. Un esempio è questo set Lamborghini, per i miliardari di domani. All’interno dell’elegante box, marchiato col logo della celebre casa di Sant’Agata Bolognese, trovano posto una boccetta di profumo e un modellino dell’intramontabile Countach 5000.

Torniamo per un attimo nel lontano oriente: sempre da Taiwan proviene questo riavvolgitore di videocassette a forma di auto. Non si tratta della riproduzione di un modello vero, ma è chiara l’ispirazione alle Mitsubishi e alle Proton che riempivano le strade della Taipei di una volta. Oggi la Proton, suona ancora più démodé della parola VHS.

I più attenti l’avranno riconosciuta (è stato il nostro modellino del giorno per la fine delle feste), mentre i distratti possono recuperare ora. La Pride era la versione asiatica della Ford Festiva e la prima Kia ad esser importata in Europa. In Italia fece una fugace apparizione nel 1997, per restare in listino solamente qualche anno (vendendo perlopiù in versione station wagon).

Questo simpatico accendino è un ritrovamento dei primi anni duemila, recuperato in uno dei cento bazar di San Marino, dentro una cesta piena di cianfrusaglie varie. È prodotto dalla Bultina e sul fondino riporta le targhette identificative del modello, oltre ai caratteristici ideogrammi coreani.

Altrettanto singolare è il telefono della Lancia Delta Integrale 16V Gruppo A. Anche questo proviene da una mostra di modellismo, ed è perfettamente conservato con tanto di scatola originale. La riproduzione non raggiunge livelli di dettaglio particolarmente accurati, ma riprende efficacemente i tratti della regina dei rally. Particolare la scelta di vestirla della bella livrea Fina, solitamente messa in ombra dai colori ufficiali del Team Martini Racing, che per una volta tanto non hanno avuto la meglio.

Negli anni ottanta non esistevano ancora i cellulari e un telefono solo poteva essere limitante, soprattutto quando trovavi tua sorella attaccata alla cornetta a spettegolare con le amiche. Ed è proprio in quei momenti che ringraziavi di avere, a fianco al Deltone, una fiammeggiante Ninja pronta a rombare, pardon squillare.

Noi di Superpista siamo grandi amanti di youngtimer e auto d’epoca, senza per questo disdegnare le motociclette: quando ho trovato questa al mercatino per due spicci o poco più, non me la sono sentita di lasciarla lì. Non è perfetta, una manopola del manubrio non è sopravvissuta agli anni, ma resta comunque un pezzo interessante. Non mi risulta che questo modello sia stato realmente prodotto dalla Kawasaki, ma sarei ben felice di essere sementito.

Un altro pezzo a cui sono particolarmente legato è quest’orologio. Si tratta di un gadget che veniva allegato a Gente Motori, in occasione della prova su strada della nuova Astra F (sulla copertina spiccava una bella GSi rossa nonostante il modello testato fosse l’onesto 1.4). Dedicato alla Corsa è invece il goniometro che mi venne regalato a suo tempo da Autoimport, uno degli storici concessionari Opel della capitale.

Tornando alle proposte più stravaganti, non poteva mancare questo originale bicchiere “con le ruote”, grazie al Maggiolino Majorette incollato sotto al vetro.

Passiamo ora alle cose formali, ma non per questo meno particolari: i fermacarte. Questi tre li ho trovati su una bancarella di Brindisi, la scorsa estate. Sono riproduzioni fedeli della Jaguar XK 120 coupé, della Mercedes SSK e della stupenda Lancia Aurelia B24, tutte su base Bburago.

Il mio preferito però, è quello della Fiat Uno, che riprende in toto lo stampo della rarissima versione promozionale realizzata da Mebetoys. Anche le ruote sono state realizzate fedelmente e sono girevoli. Ricordo che quando la trovai in asta su Ebay, diversi anni fa, rimasi incuriosito dalla scelta di riprodurre un modellino così insolito (e difficile da reperire). Il venditore seppe raccontarmi qualcosa di più sulla sua storia: si trattava di un gadget che celebrava il successo della piccola utilitaria torinese in Germania. In origine infatti, era dotato di una basetta di legno con su scritte le cifre raggiunte in termini di vendite.

Meno ricercato, ma sicuramente più coerente è la Prisma dentro il prisma. Si tratta di un fermacarte in vetro di Murano, proposto in occasione del lancio dell’omonima berlina Lancia.

Per il gran finale ho lasciato due pezzi più convenzionali rispetto a quelli proposti fino ad ora, ma non per questo meno particolari. Per primo un puzzle, che a giudicare dalla cornice deve essere stato appeso nella camera di qualche bambino del tempo. Probabilmente in Germania, dove D&W era conosciuto come un valido preparatore Mercedes (o almeno un valido fornitore di minigonne e mascherine in pieno stile tuning teutonico). Una 190 bordeaux era addirittura apparsa come auto dell’antagonista nel film Manta Manta, un vero e proprio cult tedesco degli anni novanta.

In conclusione un gadget semplice ma allo stesso tempo ricco di fascino: un domino. Come facilmente intuibile, la particolarità sta nelle tessere, che al posto dei classici numeri presentano i disegni delle auto del periodo. Si tratta per lo più di modelli francesi, anche se non mancano vetture nostrane: la Ritmo, la Beta Montecarlo e la GTV.

E voi, quali stranezze e curiosità nascondete nella vostra collezione?

Alessandro Giurelli | Roma, 29 gennaio 2020.

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