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Viaggiando, si impara. Da quando TAM non esce più. – Superposter
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Viaggiando, si impara. Da quando TAM non esce più.

Anche oggi che il mondo è reso così piccolo da internet e dai social, viaggiare rimane una grandissima opportunità di conoscenza. Oltre a vedere con i propri occhi luoghi fantastici, si ha modo di osservare e conoscere culture diverse, che si traducono in tante peculiarità impossibili da cogliere senza viverle in prima persona.

Per un appassionato di motori, poi, essere dall’altra parte del mondo significa anche ritrovarsi a osservare le strade, o meglio, ciò che su di esse si muove.


Sono di recente tornato da un viaggio in Asia, e uno degli aspetti che più mi ha sorpreso è come, in barba alla globalizzazione, il mercato automobilistico sia ancora molto diverso da quello che possiamo osservare nel nostro continente.
Uscito dall’aeroporto di Singapore sono stato accolto da uno stuolo di monovolume, da noi ormai in via d’estinzione. Si va dai più piccoli modelli basati su utilitarie come la Yaris, all’imponente Toyota Alphard, con quel look da transformer che sa nascondere il lusso interno. Ovviamente tutte auto adibite a taxi e noleggio con conducente che, come ho poi scoperto, costituiscono buona parte del parco circolante. Quel che conta, in questo caso, è che anche auto poco più lunghe di quattro metri possono vantare tanto spazio per i bagagli e la possibilità dei sette posti.


Per la strada, poi, la fanno da padrona le berline, Mazda e Hyundai prime della lista, con una buona dose di piccole tre volumi, nemmeno importate in Europa. Ovviamente in minoranza ma non del tutto assenti, le europee, principalmente BMW, Mercedes e alcune Alfa Romeo.
Fortunatamente per occhi e orecchie non mancano le supercar, principalmente Maserati (diverse Gran Turismo, da noi forse sottovalutata), Ferrari e Lamborghini. Del resto si sa che in Asia il Made in Italy è un pregio maggiore di quanto noi stessi possiamo riconoscere.
SUV e mini SUV quasi inesistenti.


Una cosa però mi lasciava perplesso: nemmeno un ingorgo di traffico. E stiamo parlando di una città-stato con cinque milioni e mezzo di abitanti su una superficie vasta meno della metà della provincia di Milano. Dopo alcune ricerche a alcune chiacchierate con tassisti (le tariffe sono così basse da renderli competitivi con i mezzi pubblici) ho scoperto l’arcano: le tasse sulle auto sono così alte da far sembrare le nostre spiccioli! Si arriva a raddoppiare, o anche più, il valore dell’auto; in più è necessario pagare una licenza decennale al prezzo di circa trentamila euro. A conti fatti un’auto media arriva a costare più di centomila euro, mentre una Ferrari si avvicina al milione. Un problema non insormontabile, comunque, in un Paese che vanta il terzo PIL pro capite e la più alta percentuale di milionari.

Questa legislazione spiega anche un altro aspetto che mi aveva incuriosito: l’età media delle auto molto bassa. Visti questi disincentivi chi acquista l’auto lo fa per reale necessita, optando dunque per modelli recenti, affidabili ed efficienti. Purtroppo non c’è spazio per conservare le auto più datate. Sono molti, inoltre, coloro che decidono di ammortizzare la spesa e arrotondare lo stipendio facendo gli autisti come secondo lavoro, appoggiandosi a servizi online (simili a Uber) veramente efficienti (cosa non si può fare senza lobbies che si oppongono…).


Passato il confine con la Malesia il panorama automobilistico è cambiato drasticamente, ma è rimasto ugualmente interessante. Il punto di partenza è quello di un paese povero, in cui l’auto è un lusso che va sfruttato fino all’osso. Così l’età media tende alle due decadi abbondanti, i modelli non si possono certo definire di pregio e diventa una rarità trovare una vernice non scolorita. A

Eppure si vede tanta passione, che in quell’area dell’Asia si traduce in un modifiche estetiche su qualsiasi genere di auto; monovolumi, piccole utilitarie e fuoristrada compresi. Cerchi di colori sgargianti, assetti ribassati, distanziali, adesivi, alettoni… Il risultato è decisamente pacchiano per i nostri standard, ma è in un certo senso apprezzabile in quanto denota un legame con l’auto che non è un mero sfruttamento di un oggetto, ma un possesso molto personale e sentito. 

Per quanto riguarda i marchi la Malese Proton deteneva la grande maggioranza del mercato fino al 2000 e dunque buona parte dei veicoli tuttora circolanti, mentre fra le più recenti spiccano le Perodua. Auto a noi sconosciute, ma dal look familiare poichè spesso derivate da Mitsubishi e Daihatsu. Non mancano poi i riferimenti a modelli europei: cercate una foto della Proton Saga Iswara e capirete a cosa mi riferisco. 

Nuovamente a Singapore, sulla via per l’aeroporto, faccio la conoscenza dell’ultimo tassista, nonché il più interessante. Appassionato di calcio Italiano, commenta con noi il ritorno di Balotelli al Brescia (la mia città), ma si finisce subito per parlare di motori. Fiero possessore di una Moto Guzzi e di un orologio Chopard Mille Miglia, sta progettando di visitare l’Italia noleggiando un’auto e guidando attraverso i nostri fantastici territori. 

Torno a casa felice di vivere nel Bel Paese, sogno dei turisti stranieri e culla dell’automobilismo, in cui però, forse, un po’ di acquisti intelligenti in stile Singapore e un po’ più di passione per la propria auto in stile malese non farebbero affatto male. 

 

Andrea Cartapani. Milano, 17 settembre 2019.

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