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Antiskid… Davvero un flop? – Superposter
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Antiskid… Davvero un flop?

Antiskid…negli ultimi tempi , su qualsiasi rivista o articolo, questo nome viene accostato solamente a problemi… ma è realmente solo questo?Antiskid…questa dicitura avrà fatto già venire i brividi sulla schiena a chi ha avuto il dispiacere d’incappare in quel pedale del freno, troppo poco spesso ligio al suo dovere, come ci spiega Antonio Cabras nel suo “Top of the Flop”.Questo ,ovviamente, ha avuto come unico risultato quello di andare ad offuscare tutto il resto: si, perché questa parola non indica solamente il “nefasto” sistema prodotto dalla AP Lockheed ,ma un intero allestimento che varrebbe la pena approfondire.

1985. La Uno Turbo i.e., già dagli esordi si rivela una vera bomba sportiva e all’ avanguardia! Grazie alle sue doti tecniche, ai suoi interni curati con i tessuti prodotti dalla MISSONI e ad una linea resa grintosa dal paraurti più sportivo, con vari inserti neri che correvano lungo tutta la carrozzeria e ad un pronunciato spoiler posteriore raccordato al portellone.

1986. Arriverà un primo restyling con L’adozione delle decalcomanie sui fianchi e sul portellone posteriore, che saranno le più apprezzate di tutta la prima serie, inoltre arriveranno di serie i due specchi retrovisori e la mascherina in tinta.

1988. Arriva l’ ANTISKID!

Nella seconda metà degli anni Ottanta, i vertici della casa torinese decisero di rendere più sicura la “piccola sportiva” Uno Turbo i.e..Sempre in quegli anni il sistema A.B.S.,che iniziava a comparire su auto di fascia alta, si stava dimostrando estremamente affidabile, rendendo sicure le frenate più brusche su qualsiasi fondo….tutto molto bello se non fosse che i costi di tale sistema non erano giustificabili per una vettura utilitaria come la Uno.Quindi mamma Fiat optò per il meno caro sistema Antiskid della AP Lockheed che interveniva solo sulle ruote anteriori.La scelta fu fatta per permettere di migliorare la sicurezza attiva del veicolo ad un buon prezzo per il cliente.(Purtroppo tutti conosciamo il rovescio della medaglia riguardo la scelta fatta). Il nuovo allestimento della vettura venne presentato a fine 1987 e commercializzato dal 1988.

<<Ora però non soffermiamoci sul singolo difetto>> perché, oltre l’inadempiente sistema, la vettura differiva dalla versione del 1986 per altri particolari molto interessanti…

GLI INTERNI

Il tessuto MISSONI,nero con le barrette rosse Fiat,cede il posto ad un tessuto più resistente,dallo stile nuovo e interessante; nello specifico l’intelaiatura era composta da un fondo di tessuto nero con un alternanza di cuciture zig-zag a rilievo,bianche sulle fasce laterali e rosse nella fascia centrale;su quest’ultima,nella parte alta degli schienali anteriori,campeggiava, in bella mostra,il fregio Turbo i.e.

LA CARROZZERIA

Anche l’esterno della vettura subisce delle rivisitazioni.L’anteriore guadagna i passaruota in plastica utili a proteggere le vaschette del nuovo sistema frenante.Le decalcomanie a linee sfumate del 1986 vengono sostituite dalle nuove, che saranno applicate solo sui fianchi della vettura, composte da una banda in tinta unita e accompagnate nella parte inferiore da una striscia fine con altre due bande poste all’estremità; la scritta Uno scompare e resterà solamente Turbo i.e..Dal portellone verranno eliminati gli adesivi lasciando solamente i fregi indicanti modello e marca.

I CERCHI IN LEGA

Altro intervento inerente alla carrozzeria è la sostituzione dei cerchi in lega.I 4 Cromodora a fronte diamantato lasciano il posto ai nuovi,simili nel disegno, di colore antracite,con il bordo esterno diamantato e sotto le feritoie un anello a rilievo con il centro,dove alloggiano i fori per i bulloni con il coprimozzo, piatto.

LA CILIEGINA

A completare l’allestimento c’era la possibilità di optare per delle colorazioni specifiche, come il bellissimo e raro Blu Delphy che va a fare da cornice a tutte le piccole peculiarità dell’allestimento facendone risaltare le diversità con la versione di serie.

IL VANO MOTORE

In ultimo,per riconoscere una vera ANTISKID ,andate a sbirciare nel vano motore,troverete una diversa vaschetta dell’olio freni e una serie di tubazioni ,posti sulla paratia parafiamma e due vaschette poste sui lati ,all’altezza dei duomi,cuore del sistema.

Ovviamente a causa dei problemi del sistema frenante non ha avuto sicuramente il successo e l’attenzione che forse meritava, ma ,nonostante questo, anche i primi esemplari della seconda serie hanno montato questo componente ed alcuni esemplari rarissimi sono giunti fino a noi oggi.

RIFLESSIONI

Stando ai fatti ,adesso, credo sia doveroso chiederci SE! sia davvero Giusto ridurre tutte le peculiarità di questo modello solamente a delle noie legate ad un inefficiente, britannico, sistema frenante.Andrea Todini19/5/2020 Roma

Andrea Todini | Roma, 19 maggio 2020.

Andrea Todini

andrea.todini@superposter.tv

Sono nato nel 1990 a Roma, ma non vivrò nella capitale fino al mio Ventiduesimo compleanno. Fino a quel momento vivrò in un piccolo paese di provincia. La passione per le auto mi è venuta quasi subito, ricordo ancora il primo modellino regalatomi una Porsche 356 Bburago di colore nero. Durante la mia crescita non ci sono auto speciali degne di nota tranne Tre la Kadet 1.8 diesel di mio padre che aveva il brutto vizio di mangiare i fusibili, la Punto JTD(188 ‘99) con la quale ho iniziato a fare le prime scorribande, ma più di tutte lei una Ritmo 60cl Azzurra, prima serie e con i cerchi in lamiera con le 4 strisce nere con la quale mi accompagnavano all’asilo. Un giorno non trovandola fu un colpo per me sapere che era stata rottamata, la adoravo e più di tutto adoravo il suo paraurti posteriore con i fari integrati. Comunque passano gli anni e a scorrazzarmi ci pensava il nonno con il suo 126bis a liquido vettura adorabile, anche se fumantina, mi ha accompagnato fino ai 14 anni circa. Io nel frattempo crescevo e con me le mie passioni le auto, la meccanica e la tecnica. Ovviamente a 16 anni l’unico modo di approcciare e approfondire tali argomenti è smanettare con il cinquantino e così feci fino la fine dei studi, ovviamente con il motorino si era aggiunta anche la passione per le due ruote che non mi ha più lasciato. Finiti i studi mi do da fare, l’obbiettivo è instradare le mie passioni per far sì “di non lavorare nemmeno un giorno” e così feci, tra varie peripezie ed equilibrismi riesco, dopo aver a poco poco abbandonato i studi,(ho giurato a me stesso che li riprenderò) ad entrare in una delle più longeve officine romane. Questa azienda è nel settore da più di 70 anni, nei quali ha raccolto moltissimi premi e riconoscimenti. In questo magico posto tutte le mie passioni riescono a trovare sfogo e sazietà riuscendo a mettere mano, anche se in alcuni casi solo come assistente, su vetture che non avrei mai creduto di vedere come il 131 volumetrico Abarth con il suo particolarissimo propulsore. Quella fu un'esperienza che mi lasciò il segno e della quale conservo, come ricordo ancora oggi, la logora cinghia della distribuzione. Ad oggi da professionista posso dire che la meccanica e l’amore che nutro per le auto classiche o Youngtimer è incommensurabile e non saprei rinunciarci Comunque essendo nato a Novembre non è colpa mia se il marchio sportivo che prediligo è lo scorpione...per di più lo scudetto ha perfino i stessi colori della mia città.

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