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La prima vittoria di Senna in F1 – Superposter
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La prima vittoria di Senna in F1

Correva il maggio 1984 quando Senna vinse la sua prima gara in Formula 1. A dirla tutta non era un vero e proprio Gran Premio, così come non era una monoposto la vettura su cui gareggiava, ma una Mercedes 190. La piccola della casa, fortemente voluta dal marchio di Stoccarda, aveva visto la luce due anni prima, e stava ottenendo dei buoni risultati di vendita, merito dei contenuti all’avanguardia e della linea senza tempo di Bruno Sacco. Per la prima volta la stella a tre punte introduceva in listino una entry level, che andava a collocarsi un gradino più in basso della W123, così da intaccare quel segmento di mercato allora dominato dalle varie Audi 80 e BMW Serie 3.

Se la vettura era ineccepibile dal punto di vista qualitativo, ciò che mancava era una versione sportiva capace di dare brio alla gamma, che prevedeva solamente un 2.0 a benzina declinato nella variante a carburatore o a iniezione. A questo scopo, al Salone di Francoforte del 1983, venne presentata la nuovissima E 2.3-16. Esteticamente, le modifiche erano evidenti e includevano un inedito alettone posteriore, dei paraurti sportivi e cerchi in lega con pneumatici maggiorati. Ma la vera novità era sotto al cofano, dove trovava posto un monoblocco derivato dal due litri che equipaggiava la versione base, opportunamente rimaneggiato dalla Cosworth, che ne aveva modificato la testata e rialesato i cilindri, dotandolo di un doppio asse a camme. Il cambio a cinque rapporti era configurato secondo la caratteristica disposizione ad H, che vedeva la prima in basso a sinistra (sotto la retromarcia), in modo da avere la seconda e la terza in colonna, così come la quarta e la quinta. Se da un lato questa soluzione permetteva dei cambi di marcia più rapidi, dall’altro il rischio era quello di inserire la retromarcia al posto della prima, dando vita a situazioni tragicomiche. Le prestazioni della baby Mercedes non erano niente male: 185 cavalli di potenza, 0-100 in sette secondi e mezzo e 230 chilometri orari di velocità massima.

Per l’inaugurazione ufficiale, serviva un evento ad hoc, che potesse mettere in risalto le prestazioni della vettura, in una sfida appassionante e coinvolgente. L’idea giunse dai dipendenti dell’azienda, che proposero una gara sul nuovo circuito del Nürburgring, i cui lavori erano terminati da poco. Le 2.3-16 che avrebbero preso parte alla corsa, vennero quindi modificate con l’aggiunta di roll-bar specifici, stop posteriori di emergenza e cinture a sei punti. Dal punto di vista meccanico, venne irrigidito il telaio, che aveva ora un baricentro più basso. I rapporti del cambio vennero accorciati e l’impianto di scarico venne sostituito con uno sportivo. Delle venti vetture allestite, dieci furono verniciate in argento Fumo e dieci in blu-nero Metallico.

Un’occasione così esclusiva, richiedeva la partecipazione di concorrenti altrettanto prestigiosi: vennero invitati i personaggi di spicco del panorama F1 dell’epoca, oltre ad alcuni nomi storici della competizione. Fra questi, era presente anche Emerson Fittipaldi, che all’ultimo fu costretto a dare forfait visto il suo impegno nella 500 miglia di Indianapolis. Era necessario trovare un sostituto a cui affidare l’ultima 190 rimasta. L’intuizione venne a Gerd Kremer, allora capo del reparto marketing della Mercedes, che pensò di rivolgersi a un altro brasiliano, un giovane esordiente alla prima stagione in Formula 1 con la Toleman: un giovane chiamato Ayrton Senna.

Al termine delle qualifiche, la vettura numero undici di Senna era terza sulla griglia di partenza, dietro a quella di Prost e di Reutemann – ma il bello doveva ancora venire. Al momento della gara il cielo sopra il Nürburgring divenne cupo, le nuvole si addensarono e iniziò a scendere la pioggia. Il resto è facilmente pronosticabile: il maestro del bagnato balzò in testa e mantenne saldamente il comando, fino a quando nello specchietto retrovisore apparve la sagoma della 190 numero diciotto, quella di Niki Lauda. Il due volte campione del Mondo ingaggiò un bel duello con il brasiliano, che puntualmente rispose a colpi di sorpassi e staccate al limite. Sul finale, Senna si riportò in testa e mantenne la posizione fino alla bandiera a scacchi, chiudendo con tre decimi di vantaggio sull’austriaco. L’impresa era compiuta: Davide aveva battuto Golia, impartendo una magistrale lezione del suo talento e conquistando il cuore degli oltre 120.000 spettatori presenti.

Fra le diverse riproduzioni in miniatura di questo modello così particolare, la più bella è senza dubbio quella magnificamente realizzata in scala 1/18 dalla AutoArt (che ha pure riprodotto quella di Lauda). Il modello è pressoché perfetto in ogni suo dettaglio e presenta la bellezza di sei aperture: i due cofani e le quattro portiere. Al momento dell’uscita, ormai più di dieci anni fa, il prezzo era fissato intorno al centinaio di euro; oggi le quotazioni sono in rapida crescita e difficilmente scendono sotto i duecento euro per un pezzo in condizioni eccellenti, completo di scatola originale.

La 190 numero undici di Senna è oggi conservata nel museo storico della Mercedes, pezzo fisso della collezione ed oggetto di inestimabile valore. A farle compagnia, c’è con lei la numero diciotto di Lauda, che dopo esser passata per le mani di diversi collezionisti, è finalmente tornata a Stoccarda, per ricordare quella corsa tanto sconosciuta quanto fondamentale.

Alessandro Giurelli | Roma, 25 marzo 2020.


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