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ITALIA 90… MA DAL PIEDE PESANTE – Superposter
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ITALIA 90… MA DAL PIEDE PESANTE

Siamo a Roma negli anni 90, sembra un banale venerdì sera, ma a volte l’apparenza inganna. Infatti sotto l’obelisco dell’EUR sono a decine i ragazzi che si radunano per un unico motivo: assistere o partecipare ad una gara su strada non proprio legale. Le vetture protagoniste di queste nottate erano divise in due categorie; da una parte c’erano le ”scatole” più potenti e pericolose che quegli anni potevano partorire, quindi, si potevano vedere, ad esempio Fiat uno turbo (prima serie, seconda serie), Fiat Punto GT, Clio Williams ecc. Dall’altra c’era tutt’altro genere di vetture, ovvero le coupé e le berline dure e crude, Le versioni stradali delle loro sorellone pistaiole, per intenderci stiamo parlando di Ford Escort e Sierra Cosworth, Lancia Delta HF Integrale, Toyota Celica, Bmw M3 E36 ecc.

Queste due categorie erano accomunate da un importante dettaglio, nessuna delle vetture pocanzi descritte erogava meno di 200 cavalli, dovuto a modifiche e migliorie che le rendevano si più prestanti, ma dall’altra la rendevano una vera e propria trappola mortale.

In poco tempo, vista anche la grande affluenza di persone, nacque un vero e proprio business attorno a queste gare clandestine. Dove non si scommettevano soltanto soldi, ma anche i famosi libretti, ovvero che in una gara si giocava letteralmente la propria auto. Ed è logico pensare che davanti ad un premio così allettante, soprattutto quando la vettura scommessa aveva una preparazione fatta ad hoc, la smania di vincere e arrivare primi facevano premere il pedale del gas in una maniera più irrazionale del solito. E molto spesso questa irrazionalità ha portato alla morte numerosi giovanissimi, troppo sicuri delle proprie capacità e troppo veloci su auto non progettate per sorreggere tutte quella cavalleria in più, ed è proprio questo tipo di eventi che alimentò ancora di più il concetto di ” bara su ruote” su determinati modelli nel panorama automobilistico amatoriale. Di aneddoti ce ne sono a bizzeffe, dai più divertenti ai più drammatici, storie di serate ricordate con nostalgia fatte di benzina e turbocompressori, sgasate e scoppiettii. Serate con i loro eroi, leggende e anche qualche impavido che cominciava a farsi strada. Nomi del calibro di Smilzo che con la sua Uno Turbo seconda serie bordeaux dava sempre una lezione a tutti. Lo ricordano così gli altri ragazzi dell’obelisco: <<Non importava se avevi una Clio o un M3 lui stava sempre avanti!>>. Roma non era un caso isolato, anzi è stato il trampolino di lancio per una serie di altri ritrovi sparsi in giro per l’Italia, né è un esempio Bologna dove le gare di velocità su strada e attorno alle rotonde erano diventati in breve tempo ritrovi altamente seguiti e concitati divenuti in breve tempo costume di quel fine millennio. Inoltre si svilupparono fenomeni analoghi si svilupparono anche dal versante opposto, ovvero per gli amanti delle due ruote. Sempre a Roma troviamo il parcheggio di via brava, conosciuto nell’ambiente come il Parcheggione. Punto di ritrovo fisso domenicale per tutti i centauri che, amavano sfidarsi a colpi di monoruota su delle Vespa 50 (almeno sulla carta) o Suzuki Gamma 500 2t e tutti rigorosamente senza casco, ma questa è un’altra storia. Tornando sul fenomeno automobilistico, come qualsiasi cosa presente su questa terra ha un inizio e una fine, la quale fu segnata il 5 maggio del 2000 quando a Bologna durante una corsa in rotatoria sbuca dal nulla una Bmw serie 3 E36, rubata in precedenza da due rom, che perde il controllo e finisce fuori strada travolgendo il pubblico ai bordi della rotonda. Il bilancio di quella tragica notte è stato di un morto, una ragazza di 25 anni, e qualche ferito. Da quel momento in poi non seguirono più altri ritrovi, né a Roma né a Bologna né da nessun’altra parte, anche perché i controlli aumentarono e con maggior capillarità nei centri dove questa tendenza si era diffusa maggiormente. È importante anche citare numerosi lavori cinematografici usciti in seguito alla ”morte” delle gare clandestine all’italiana. Uno dei più famosi è Velocità Massima, film del 2002 diretto da Daniele Vicari che narra le vicende di Claudio, giovane ragazzo di 17 anni con una smisurata conoscenza nel campo meccanico, comincia a lavorare contro il volere del padre nell’officina di Stefano. I due li vedremo cimentarsi, a bordo di una lancia Delta HF Integrale 16 valvole, nella prima gara dove la Celica di Fischio, antagonista della storia, ha la meglio sulla delta. Da qui in poi tutta la storia si baserà sulla riesumazione di una Ford Sierra Cosworth e della sua relativa preparazione, con annessi però tutti gli sconvolgimenti che porterà nelle vite dei protagonisti tale preparazione. Tutto questo per arrivare a battere Fischio e riconquistare il rispetto di tutto l’obelisco. Non posso scendere nei dettagli altrimenti sarebbe spoiler, ma fidatevi se vi dico che merita di essere visto, e che soprattutto questo film riassume a pieno quel che era l’Italia 90 dal piede pesante.

Domenico Borrescio | Cosenza, 19 febbraio 2020.


Domenico Borrescio

domenico.borrescio@superposter.tv

Ciao a tutti mi presento sono Domenico, un giovane ragazzo di 18 anni con la malattia delle auto storiche e dei motori, abito in Calabria in un paesino di nome Lungro in provincia di Cosenza, spero tanto che i mie articoli vi piacciano.

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