MAMMA, BABBO, ISMO
(pronunciare RITMO a meno di un anno di vita è davvero difficile)
Eccomi qui, in parte a rendervi servizio portando tutta la mia passione nella famiglia Youngtimer/Superpista, dall’altra ad inseguire il sogno di una vita…lavorare nel mondo dell’automotive.
Questo sogno parte da lontano, 27 anni fa per la precisione, in una Ravenna dei primi anni novanta. Nelle vene scorreva già benzina super (quella che il nonno metteva nella 75) e la “patologia” si palesò grazie all’irriverenza delle linee di una vettura che mi ispirava troppa simpatia….proprio lei, la Fiat Ritmo!
Fu proprio questa la terza parola che pronunciai :”IIISMO” provavo a dire, cercando invano di eseguire quello strano giochetto fatto di denti e lingua che solo dopo tanti anni sarebbe culminato in un sicuro :”RITMO!”.
Da questo avvenimento conseguì una giovinezza costellata di regali automobilistici ed ogni volta i miei genitori giustificavano la monotematicità dei doni con questo aneddoto: il terzo nome che ha detto è stato quello di una macchina, allargando le braccia, già rassegnati.
Basta parlare di me, parliamo di LEI, la vera protagonista di questo breve articolo… la Fiat Ritmo.
Siamo nel 1978 e a Torino presentano una vetturetta davvero interessante, il design per la prima volta si fonde con le richieste del mercato per competere con la già diffusissima Golf anche in termini di appeal ed in Fiat riescono a scolpire le forme di un mito, inserendoci 5 posti comodi per una due volumi con portellone posteriore. Altra innovazione (anche se recepita con meno entusiasmo del previsto) consistette nell’ includere i paraurti nel corpo vettura senza che fossero “a sbalzo” ma la clientela non fu così recettiva, anzi, i più pensarono che la macchina fosse sprovvista di questi ultimi. La lavorazione dei materiali per realizzare questi nuovi paraurti richiese inoltre un notevole investimento, che solo con i futuri modelli sarebbe rientrato. Nel frattempo viene sponsorizzata con campagne pubblicitarie davvero azzeccate : “é bello avere una ritmo!” pensa un ricco signore di mezza età al volante di una 105 TC, per non parlare di un Diego Abatantuono casellante d’altri tempi che avverte :”solo con Ritmo e Regata l’autostrada è pagata!”.
Dal punto di vista tecnico penso sia già stato detto tutto in questi anni ed è sul punto di vista emozionale che mi soffermerò: vorrei parlarvi di ciò che mi ha sempre colpito, la personalità che quest’automobilina ha da sempre dimostrato con quei suoi fari tondi incastonati tra cofano e paraurti, quelli posteriori orizzontali così bassi e cattivi per appartenere ad un’utilitaria ed infine il particolare che più apprezzo, il portellone spiovente e compatto che le dona un look anacronistico. La veste più bella a mio avviso è quella indossata al rally di Montecarlo del 1980 quando con Bettega vince addirittura la speciale più famigerata, quella del Col de Turini, battendo la sorella maggiore 131 e la cugina Stratos e conquistando uno strepitoso sesto posto assoluto. Un abito bianco/blu/azzurro meraviglioso quello della livrea ufficiale Fiat con la quale ammalia i tanti spettatori dell’evento monegasco anche se il verde Alitalia non le è mai stato male addosso, anzi…
Concludo con il pensiero che mi assale ogni qual volta io veda un’esemplare prima serie di questa meravigliosa bestiola :” PRIMA O POI….”
Nicola Balducci | 11 febbraio 2020.