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I modellini promozionali degli anni ottanta: le 1/25 del gruppo Fiat – Superposter
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I modellini promozionali degli anni ottanta: le 1/25 del gruppo Fiat

Il nuovo millennio si stava avvicinando: la Uno di mamma stava cominciando a diventare vecchiotta e mio papà ne aveva approfittato per andare a vedere l’innovativa Punto di cui già da qualche tempo si parlava con grande entusiasmo. Naturalmente ad accompagnarlo c’ero io che nonostante i miei quattro anni, ero già un fanatico delle automobili. Ci eravamo recati da Leoni & Studer, all’epoca il concessionario Fiat più grande della capitale. Una volta entrati nell’autosalone, non era stata la Punto ad attirare le mie attenzioni, bensì il modellino luccicante della Regata, esposto fiero in una vetrinetta di accessori. Non ci furono santi, il modellino faceva parte dell’esposizione (nonostante la vettura fosse più che pensionata) e tutta la diplomazia di mio padre non fu sufficiente a convincere il personale a venderlo. Me ne andai in lacrime e forse per dispetto, i miei acquistarono nel 1997 una Ford Fiesta Ghia, quella con il gruppo ottico anteriore che dava l’impressione di una macchina assonnata, o di uno strano pesce.

Questo breve aneddoto serve per rimandarmi all’articolo sui modellini Stahlberg, all’interno del quale ho scritto che in Italia, per pubblicizzare le nuove vetture uscite nel decennio ottanta, i concessionari si limitavano a distribuire le intramontabili macchinine Bburago nella scala 1/43. Beh, mentivo. O almeno vi ho raccontato una mezza verità: perché si da il caso che le riproduzioni della casa dalla doppia B non fossero le uniche ad approdare negli autosaloni. C’era anche un altro marchio storico che aveva segnato l’infanzia dei bambini di allora: il suo nome era Polistil e si trattava della stessa azienda che aveva prodotto la mia compianta Regata.

È necessario catapultarci nei primi anni ottanta: la Politoys aveva per l’appunto cambiato la denominazione ufficiale in Polistil, spostando le sue attenzioni sulla scala che l’aveva vista pioniera in Italia: la 1/25. Da qualche anno era emerso un concorrente agguerrito e temibile, con il quale l’azienda si era trovata in diretta competizione: Bburago.

All’interno del panorama collezionistico, quello legato alla questione Polistil/Bburago è un dibattito che si trascina dalla notte dei tempi. Ci sono sostenitori accaniti da entrambe le parti, a cui io faccio torto schierandomi con la Mebetoys. Una cosa però viene obiettivamente e universalmente riconosciuta: la cura del dettaglio delle Polistil è stata inarrivabile per gli altri due marchi. Se le Bburago e le Mebetoys erano prima di tutto giocattoli, le Polistil erano più vicine al modello da collezione e presentavano finezze indiscusse come le ruote specifiche per ogni vettura, oppure gli specchietti e i tergicristalli riportati in plastica. Probabilmente per questo la Fiat (che all’epoca era l’unico costruttore italiano di automobili a distribuire modellini promozionali) preferì rivolgersi alla Polistil per le riproduzioni nella scala maggiore, da vendere negli autosaloni o da regalare a chi aveva acquistato la macchina vera.

La Uno Mebetoys

Ma ci fu un’eccezione a questa regola. Il 1983 si preannunciava come un anno ricco di novità per la casa di Torino, che con la sua nuovissima Uno voleva sbaragliare la concorrenza nel mercato delle utilitarie europee (e non solo). Il lancio della vettura era avvenuto in pompa magna a Cape Canaveral, dove sorgeva la base di lancio della NASA. Dal momento che Polistil non aveva una miniatura della Uno in catalogo, la Fiat si rivolse alla Mebetoys (che allora già ruotava intorno all’orbita Mattel), che modificò pesantemente la 55 S che aveva in produzione, creando a tutti gli effetti, un modellino a parte. Quello che arrivò nei concessionari fu il canto del cigno della Uno: una riproduzione che si differenziava non solo per l’aggiunta di alcuni dettagli, ma per uno stampo completamente diverso rispetto a quello tradizionale. Ad oggi è uno dei modellini 1/25 più ricercati dai collezionisti e le poche che spuntano fuori raggiungono cifre considerevoli.

Analizzando i due modelli le differenze sono tante e risaltano immediatamente all’occhio. La più immediata è data dalle aperture: due per la versione standard (gli sportelli anteriori), quattro per la promozionale (si aggiungono il portellone e il cofano che permette di ammirare una riproduzione piuttosto fedele del motore). Se il frontale risulta essere simile per entrambi i modellini, è il posteriore ad offrire le sorprese più consistenti. I terribili fanali, riprodotti grossolanamente sulla Uno basica, vengono riportati in maniera impeccabile su quella promozionale. Sul portellone apribile della promo vengono aggiunte le targhette identificative del modello, assenti nello stampo della versione standard. A completare le differenze all’esterno, i cerchi cromati della versione ricca (in contrapposizione a quelli di plastica grezza montati sulla povera), la presenza dei tergicristalli (riportati in plastica per la prima, semplicemente in rilievo sui vetri della seconda) e dello specchietto (assente nella variante da negozio). Anche le targhe sono più realistiche nella varinate da concessionario, con le sigle della provincia correttamente riportate in arancione. Ma non finisce qua: l’interno pure risulta essere completamente diverso fra i due modelli. Il cruscotto della Uno promozionale è maggiormente dettagliato, così come i sedili che sono anche reclinabili (fissi sull’altra). A dispetto di tutte queste differenze, il box rimane lo stesso per entrambi i modelli.

La Regata Polistil

Il 1983 fu l’anno in cui anche la Regata fece la sua comparsa nel listino Fiat, in sostituzione della gloriosa 131. Le aspettative della nuova media di Mirafiori erano elevate e Polistil volle cavalcare l’onda dell’entusiasmo inserendo in catalogo una riproduzione della vettura impeccabile: quattro aperture (cofano, sportelli anteriori che includevano il montante porta e baule), i classici copricerchi a listelli montati su ruote Dunlop Tubeless in gomma, oltre a tutte le finezze di cui vi ho accennato poco sopra. La variante promozionale non poteva aggiungere nulla a un modello già perfetto e l’unica modifica venne apportata alla scatola, che riportava un motivo “a bolle”, al posto del classico layout Polistil.

La Y10 Polistil

Intorno alla metà degli anni ottanta, l’A112 aveva ormai imboccato il viale del tramonto, al termine di una gloriosa carriera durata quasi vent’anni. La Fiat doveva trovare un’erede degna dell’Anti-Mini per eccellenza, che rispettasse i canoni stilistici del tempo, differenziandosi da tutte le altre proposte sul mercato. Al Salone dell’automobile di Ginevra del 1985 fece il suo debutto l’originale Y10, l’ultimo modello a fregiarsi del marchio Autobianchi. Dopo una prima tiepida accoglienza, la vetturetta sfondò sul mercato delle citycar, forte di una campagna pubblicitaria di successo che vedeva tra i testimonial alcuni fra i personaggi di spicco del momento: ben presto la Y10 si guadagnò la fama di essere “la macchina che piace alla gente che piace”. Ancora una volta Polistil non si fece attendere, mettendo in catalogo una bella riproduzione del modello, tenendo sempre a mente i dettagli che avevano contraddistinto la produzione del marchio.

In questo caso le differenze fra la versione promozionale e quella da negozio vanno ricercate essenzialmente nel portellone. Sulla variante da concessionario sono presenti le targhette identificative del modello, assenti invece su quella standard (dove le sagome rettangolari restano vuote). La versione ricca poi riporta il tergilunotto, assente nella versione povera. Anteriormente la promozionale è dotata della targa, che manca invece sull’altra. L’ultima peculiarità riguarda il box: quello della promo presenta un motivo a neon che sposa perfettamente lo stile di quegli anni.

La Y 10 fu un modello di successo anche per la Polistil, che la tenne a lungo in catalogo, riproducendola sia nella prima che nella seconda serie (nella foto le differenze sono visibili dal disegno dei copricerchi e dalla griglia anteriore) oltre che nell’allestimento speciale Fila.

La Croma Polistil

Sempre nel 1985, venne messa a listino Fiat la nuova ammiraglia della casa: la Croma. La vettura ottenne un buon successo commerciale, soprattutto se paragonata al flop Argenta. Una larga parte venne acquistata dagli enti pubblici, ministeri vari e dalle amministrazioni statali in generale. Oggi viene tristemente ricordata dai meno appassionati per essere stata la macchina sulla quale persero la vita i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, rimasti uccisi in due fra i più efferati attentati di Cosa Nostra.

 La riproduzione da negozio si colloca un gradino più in basso rispetto agli standard del marchio e risente della crisi della Polistil, che a partire dalla seconda metà degli anni ottanta venne gradualmente assorbita dalla Tonka. Le differenze fra la versione basica e quella promozionale sono più marcate che nella Y 10. La prima è individuabile nelle ruote: se la variante povera presenta degli inspiegabili cerchioni a stella, che fanno molto tuning teutonico anni ottanta, quella ricca monta gli stessi della Regata. La seconda riguarda il posteriore e non si limita esclusivamente alla presenza delle targhette identificative, comprendendone una più sottile ma non meno importante. Il tergilunotto è infatti presente solo sulla versione da concessionario, andando a sottolineare una delle caratteristiche più evidenti della Croma: la presenza del portellone che rendeva la vettura la più pratica fra le Tipo 4. Infine, come per la Y10, la targa anteriore è applicata esclusivamente sulla promo.
Se per tutte le miniature mostrate fino ad ora, la gamma colori non subiva differenze fra la variante promozionale e quella standard, nella Croma il grigio antracite è una prerogativa della prima, mentre il rosso è un’esclusiva della seconda.

Nel frattempo si stavano avvicinando gli anni novanta, ma questa è un’altra storia. Se vi è piaciuto l’articolo continuate a leggere Superpista, nella prossima puntata vi racconterò dei modellini promozionali 1/43 che hanno caratterizzato il decennio successivo. Rimanete connessi!

Per le foto si ringraziano Roberto Plazzi, Francesco Pezzulo e Marco Capelli. Un ringraziamento speciale va ad Andrea Pino Marocco, la cui collezione ha contribuito in maniera determinante all’articolo delle Bburago mondiali.

Alessandro Giurelli | Roma, 03 dicembre 2019.

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