Le Bburago mondiali
Questa sera si disputerà l’ultima partita valida per la qualificazione agli europei di calcio 2020. L’ Italia è abbondantemente al riparo: prima nel girone a punteggio pieno. Si preannuncia un campionato promettente, la grande rivincita dopo la figuraccia dello scorso mondiale, dove non siamo riusciti neppure a superare le fasi preliminari. Perché vi sto parlando di calcio su Superpista? Perché l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, sui motori e sul calcio. Anche chi non segue questo sport, puntualmente si trova a tifare la propria squadra in occasione delle partite fra le nazionali, perché è giusto che sia così, perché più di ogni altra cosa il calcio riesce a rendere unito il nostro Paese, nel bene e nel male: è un dato di fatto. E succede a volte, che questi due elementi così magici e importanti per il nostro popolo si mescolino tra loro, dando vita a qualcosa di unico. Un connubio speciale e vincente (come la Panda Italia ’90), un misto di passione e di orgoglio: l’orgoglio di essere italiani. Prima della Fiat però, ci fu un’altra azienda nostrana che aveva intuito le potenzialità di questo mix. Non produceva vetture, o meglio le realizzava in scala: la Bburago.
La storia
La fabbrica di Burago di Molgora (da cui due anni dopo prese in eredità il fortunato nome) venne fondata da Mario Besana, che nel 1974 decise di mettersi in proprio nel mondo degli automodelli. Il Cavaliere non era l’ultimo arrivato in questo settore: nel 1966 assieme ai fratelli Ugo e Martino, aveva fondato la gloriosa Mebetoys (il cui acronimo sta per Meccanica Besana Toys). Mario aveva una linea di pensiero differente da quella dei soci e decise di puntare su una scala allora poco diffusa e snobbata nel nostro Paese: la 1/24. D’ altronde il pubblico di riferimento dell’azienda, che inizialmente si chiamava Martoys, erano i bambini, non di certo i collezionisti. Anche la scelta dei soggetti esulava in parte le modalità della Mebetoys. Non erano più le veloci auto da corsa o le monoposto al centro dell’attenzione, bensì le utilitarie, le vetture comuni: quelle che circolavano ogni giorno sulle nostre strade (eccezion fatta per qualche piccola variazione).
Argentina ‘78
Ma torniamo al calcio: nel 1978 si tenevano i mondiali in Argentina e la Bburago pensò ad un’idea semplice, ma d’effetto: mettere in catalogo un modellino che commemorasse l’evento. La scelta della vettura ricadde sulla Mercedes 450 Sel. La miniatura, rigorosamente verniciata di bianco, si caratterizzava per degli adesivi specifici, oltre che per la scatola realizzata ad hoc. All’interno, oltre al modello, trovava posto un’agendina con tutti i gironi e le partite del mondiale, da aggiornare di volta in volta con i risultati del torneo. Vuoi per economia, vuoi per patriottismo, è curioso il fatto che sull’adesivo del tetto riportante le bandiere delle squadre partecipanti, quella messicana sia stata riprodotta senza lo stemma in mezzo, col risultato che quella italiana è l’unica a ripetersi due volte. Assente anche la bandiera della Scozia, rimpiazzata in maniera piuttosto sommaria dalla Union Jack.
España ‘82
Nel 1982 fu la volta iberica. In occasione dei mondiali di calcio, la Bburago decise di realizzare un nuovo automodello a tema. Si optò per la Ritmo gruppo 2: l’ innovativa utilitaria era presente in Spagna con il marchio Seat, in virtù dell’accordo stipulato con Fiat negli anni cinquanta. Anche in questo caso si scelse una base bianca, sulla quale vennero applicati gli adesivi della mascotte del torneo: Naranjito. Per i paraurti e il fondino si optò per un colore rosso, in modo da richiamare l’accostamento cromatico con la bandiera spagnola. Ovviamente il motivo veniva ripreso anche da una scatola dedicata.
Mexico ‘86
In concomitanza dei mondiali del 1986, disputati in Messico, la casa di Besana si presentò di nuovo con la sua versione commemorativa in scala. La Jeep CJ-7 era un modello che ben si prestava alle esigenze: era semplice (probabilmente la Bburago più spartana, realizzata col numero minore di pezzi) e tanto in voga in quegli anni. L’ assenza del tetto consentì di riprodurre anche la mascotte dell’edizione: il simpatico Pique, seduto sul sedile del guidatore e riportato anche sugli adesivi. Le grandi ruote azzurre sottolineavano l’impronta “giocattolosa” della miniatura e davano un ulteriore tocco di colore per piacere ai bambini. Il box specifico riprendeva la fattura dei modelli precedenti, con disegni ancora più curati e dettagliati.
Italia ‘90
Nel 1990 la competizione calcistica approdò finalmente in Italia. L’ attesa era tanta e la Bburago volle fare le cose in grande. Nel catalogo presentò la bellezza di sette automodelli: tre nella scala 1/24, tre nella 1/43 e uno nella 1/18. Nonostante non fossero più freschissime, si decise di puntare su delle auto che ben rappresentavano l’italianità nel mondo: la Ferrari Testarossa, la Fiat Uno e la Ferrari 308 GTB per la scala tradizionale, sempre la Testarossa e la Uno, più la nuovissima Tipo, per quella minore. Nella scala maggiore trovava posto la sola Testarossa, che venne proposta sia con la basetta normale che accompagnata da un’elegante basetta in legno (e da un box diverso). Sulle miniature, ovviamente verniciate di bianco, erano applicati degli adesivi verdi e rossi, disposti in modo da riprodurre la bandiera italiana. Sulle scatole spiccava Ciao, la mascotte del torneo. Se la 308 GTB era un modello piuttosto semplice, la Uno e la Testarossa sono ricordate tutt’oggi per la loro precisione nelle linee e nelle proporzioni. Un plauso particolare va alla seconda, che presenta tre aperture (quattro per la 1/18) e una cura del dettaglio superiore. Oltre ai modellini veri e propri, fecero la comparsa degli inediti portachiavi argentati che riproducevano la F40 e completavano la collezione Italia ‘90. Quelle notti magiche si interruppero bruscamente al San Paolo di Napoli, dove la nostra nazionale capitolò ai rigori contro l’Argentina di Maradona. Quell’anno la coppa venne alzata dalla Germania Ovest, che prevalse in finale proprio contro l’Argentina. Per la Bburago si apriva un decennio nuovo, l’ultimo da protagonista prima del tracollo del nuovo millennio che condusse lo storico marchio al fallimento.
La Testarossa Forza Napoli
Prima di chiudere questo racconto dolceamaro, voglio lasciarvi una perla assoluta, che esula in parte dall’argomento trattato fino ad ora. In pochi sanno che quelle mondiali non sono state le uniche Bburago a sfondo calcistico ad essere prodotte. Infatti per festeggiare la vittoria dello scudetto nella stagione 1986-87, la Società Sportiva Calcio Napoli, affidò all’azienda di Besana la realizzazione di una tiratura limitata di automodelli commemorativi. L’intento era quello di omaggiare i giocatori e l’entourage della squadra, secondo un numero difficile da stabilire con esattezza (qualcuno potrebbe essere arrivato per errore anche sulle mensole dei negozi). La scelta ricadde su un modello nuovissimo, fiore all’occhiello del catalogo di quell’anno: la mitica Ferrari Testarossa (peraltro la vettura reale era posseduta dal Pibe de Oro in uno speciale esemplare nero). Per l’occasione la miniatura venne verniciata di celeste, con l’aggiunta di due adesivi semplici ma efficaci: la scritta in oro “Napoli Campione d’Italia” sul cofano e lo scudetto sul tetto. Le miniature furono presentate in due scale: la 1/24 e la 1/43. Oggi sono fra i pezzi più ricercati e ostici dell’intera produzione del marchio dalle due B. Le poche che spuntano sono viste dai collezionisti al pari del Sacro Graal, soprattutto se provviste del loro box originale: rosso con inserti dorati, scritte celesti Forza Napoli! e il tanto agognato scudetto. Se vi capita di trovarne una tenetevela stretta, ma prestate attenzione ai dettagli: le contraffazioni sono dietro l’angolo e vanno a rafforzare quell’aurea di misticismo che aleggia sopra questi mostri sacri.
Alessandro Giurelli | Roma, 18 novembre 2019.