Peggio delle case farmaceutiche.
A dispetto della vignetta, non siamo disfattisti.
Nell’ultimo anno, l’auto elettrica è improvvisamente diventata l’unica visione possibile per il futuro dell’automotive.
Siccome non siamo disfattisti, prendiamo per buono ciò che sostengono le case produttrici, magari fingendo di dimenticarci che più di dieci anni fa la Honda appronto’ una avveniristica berlina funzionante a pile d’idrogeno, che non dava problemi di autonomia, smaltimento scorie, e che emetteva vapore acqueo dallo scarico.
Ma passiamo volentieri oltre tutto ciò: il futuro sono le batterie al litio. Lo hanno deciso loro, dopo -sicuramente- un’attenta valutazione dei costi.
Ci sarebbero un paio di dubbi, quelli sì un po’ disfattisti, a cui non si riesce a ricevere univoca e soddisfacente risposta.
Ad esempio: quanto possano durare le riserve di litio sul pianeta, che costi umani ed ecologici ha la sua estrazione, e quando verrà messo a punto finalmente un sistema che ne permetta il riciclo completo.
Altri dubbi disfattisti riguardano lo smaltimento di milioni di batterie arrivate alla fine del loro ciclo di vita, il costo di manutenzione delle stesse, nonché l’ecosostenibilità della loro fabbricazione.
Ancora: il costo delle vetture sempre troppo alto, la scarsa autonomia, i tempi di ricarica ancora lunghi, e la perdurante scarsità di colonnine di ricarica.
Infine, il dubbio disfattista più grande di tutti: quello che si stia passando dall’essere schiavi di una lobby (quella dei petrolieri) all’altra lobby (quella delle batterie).
E che, fra dieci anni, a risorse esaurite ed ecosistema distrutto, ci dicano “ci siamo sbagliati”.
Brutto, essere disfattisti.
Antonio Cabras. Sorso, 10 settembre 2019.