Se è una Lancia, non vale.
Innanzitutto una precisazione: da buoni appassionati di auto, adoriamo le Alfa Romeo.
L’Alfasud, soprattutto, era un progetto avanti di dieci anni almeno rispetto alla concorrenza: oltre ad inventare letteralmente il concetto di media a due volumi (con tanto di tributo al museo di Wolfsburg), vantava una tecnica raffinatissima, uno studio dello spazio interno accurato e delle prestazioni stradali da primatista assoluta.
Il punto però è un altro: possibile che al giusto amore degli appassionati per le Alfa – con conseguenti e talvolta folli rialzi delle quotazioni – si contrapponga una persistente svalutazione delle Lancia?
La Beta HPE è un modello che può definirsi una scommessa vinta, pur essendo un modello di nicchia (se non di élite, basti vedere il primo depliant originale per capire la fascia d’utenza a cui era destinata). Non avrà fatto “la storia” e non potrà vantare palmares sportivi, ma la sua ultradecennale produzione, nonostante l’originalità del concept “coupé giardinetta” e il difficile contesto storico durante il quale fu lanciata, è cosa assolutamente rimarchevole.
È assurdo che gli appassionati snobbino un modello tanto originale, versatile e prestazionale ancora oggi, accuratamente costruito – rischio ruggine a parte, vabbè. Cosa che, probabilmente, non sarebbe scambiata per un difetto se, sulla mascherina, ci fosse il marchio Alfa.
Forse i nostri “collezionisti” aspettano che gli stranieri comincino a portarsele via con le bisarche, come da tempo succede per le Alfa classiche, con conseguente impennata dei prezzi. Forse, a quel punto, tutti si ritroveranno miracolosamente ed improvvisamente lancisti.
Antonio Cabras. Sorso, 6 settembre 2019.