Vicine e lontanissime: Delta e 205, regine degli anni ‘80
Lancia Delta e Peugeot 205. Due auto iconiche, due grandi successi: commerciali come auto di massa e sportivi con le vittorie nel mondiale Rally. Due auto, purtroppo, ormai quasi scomparse dalle nostre strade, troppo facilmente rottamate (eccezion fatta per le versioni sportive, ovviamente). Dopo un pomeriggio trascorso negli anni ’80, a bordo delle due auto, vogliamo raccontarvi di come queste abbiano in realtà ancora tanto da offrire e soprattutto tanto da insegnare.
La Delta non ha bisogno di presentazioni. È giustamente conosciuta e idolatrata per le vittorie nei rally, ma forse ci si è dimenticati che prima che la HF 4WD facesse il suo debutto nel mondiale, la Delta è esistita per quasi un decennio come comune auto di gamma media. Comune si, ma basata su un’ottima base meccanica, e vestita dalla bellissima linea firmata Giugiaro.
Presentata nel ’79, vantava sospensioni a ruote indipendenti MacPhersion con barra stabilizzatrice sia all’anteriore che al posteriore, dove due bracci oscillanti trasversali e uno longitudinale rendevano lo schema quasi un Multilink. Ciclistica assolutamente all’avanguardia per l’epoca, soprattutto per un’auto di gamma media e senza particolare vocazione sportiva, che le regalava un’ottima tenuta di strada se paragonata alle rivali. All’avanguardia anche i paraurti in plastica rinforzata con fibre di vetro, all’epoca impossibili da verniciare, ma perfettamente integrati nell’estetica della vettura. Non a caso nel 1980 si aggiudicò il premio di Auto dell’anno.
L’esemplare in prova è un 1300 LX dell’89, la versione dunque più accessoriata, che vantava finiture di pregio e dotazioni degne di auto di gamma superiore. A distanza di 30 anni esatti, l’auto si trova in un ottimo stato di conservazione, sia interno che esterno. La guida fluida, piacevole, maschera alla perfezione l’età del mezzo. Notevole la silenziosità dell’auto: dal vano motore, al minimo, non giunge che un debole fremito, tanto da far pensare di avere il motore spento. Accelerando, il 4 cilindri prende vita, con un suono corposo ma pulito. L’erogazione è fluida e i 78 cavalli spingono a dovere, complice l’ago della bilancia fermo a poco meno di 1000 chili.
Ma la vera sorpresa arriva quando ci si ferma, possibilmente a fianco di una stazione ferroviaria decadente, e ci si prende del tempo per osservarla. Sì, perché siamo abituati alle linee muscolose della Integrale, ma questa “brava ragazza” rivela una linea pulita ed elegante, allo stesso tempo decisa e caratteristica. Un frontale quasi statuario, la fiancata lineare, senza inutili orpelli, che porta al posteriore con quel terzo montante così inclinato, quasi ad anticipare la vocazione sportiva, e arricchito dalle due fenditure parallele alla linea del finestrino. Bisogna ammettere che è invecchiata molto bene, e forse proprio adesso da il meglio di sé.
Con la 205 scendiamo di un gradino come categoria, passando a un’utilitaria che segnò un successo quasi senza precedenti per la Peugeot e per l’automobilismo francese, se non addirittura europeo: più di cinque milioni di esemplari venduti dal 1983 al 1998. Un’auto semplice, quasi essenziale, ma che grazie alla collaborazione con Pininfarina poteva vantare una linea interessante, amichevole, con quegli spigoli arrotondati già proiettati verso gli anni ’90 e il doppio dettaglio sul terzo montante che ha quel non so che di accattivante.
Quel che sorprende di più sono le dimensioni: in soli 3,70 metri di lunghezza e 1,58 di larghezza sembra fornire tutto lo spazio necessario: persino il bagagliaio è più spazioso di quello di molte utilitarie di oggi. E poi c’è il peso, che sulle motorizzazioni più piccole scende sotto gli 800 chili.
Risultato: quel feeling da go-kart rialzato, che rende la guida così intuitiva e piacevole.
Insomma la perfetta citycar, altro che Smart! Quelle poche che si sono salvate dalla pressa si trovano ai prezzi di uno scooter, pensateci!
E proprio qui sta il primo insegnamento che l’automobilismo odierno dovrebbe cogliere: certo, gli standard di sicurezza sono giustamente cambiati e impongono elementi sempre più ingombranti per l’assorbimento degli urti, ma è davvero necessario che la maggior parte delle auto debba oggi spostare più di 1500 chili? (Senza parlare di SUV e altri catafalchi da più di due tonnellate). Peraltro lo sviluppo tecnologico, con l’introduzione di materiali più leggeri e performanti fornirebbe anche buoni strumenti per mettere a dieta le automobili, si tratterebbe solo di inserire la leggerezza tra gli obbiettivi di progettazione. Ne trarrebbero giovamento il piacere di guida e i tanto acclamati consumi, con annesso favore all’ambiente. Alcune case automobilistiche lo stanno capendo e negli ultimi anni si stanno muovendo nella direzione giusta; su questo aspetto, forse, sono più gli utenti a dover aprire gli occhi.
Il secondo insegnamento viene dal design: un modello per avere veramente successo deve vantare qualcosa di caratteristico, un dettaglio che colpisca l’occhio e si fissi nella mente di tutti, come il muso della Delta o il profilo posteriore della 205. Ma allo stesso tempo serve una linea pulita e sobria, altrimenti stufa! La Delta e la 205 hanno continuato a vendere per 15 anni con restyling minimi, e oggi sembrano ancora più belle di allora. Ultimamente vengono presentate auto che dopo un anno sembrano già superate esteticamente e in questo, sicuramente, prese d’aria finte e grinze inutili sulla carrozzeria non aiutano! Linee pulite, armonia fra i singoli elementi e magari un tocco di dinamismo; in fin dei conti nulla impone che un’utilitaria debba essere noiosa, anzi!
Il terzo e ultimo insegnamento viene dal mondo sportivo: in questo articolo le abbiamo volutamente trascurate, ma è innegabile che offrire versioni pepate arricchisca la gamma e di riflesso renda più desiderabili e attraenti anche le versioni base. Ancora più importante è il mondo delle corse, basti pensare al boom di vendite che ebbe la Delta, pur ormai attempata, quando arrivarono i mondiali Rally! Per non parlare poi del ruolo che le vittorie hanno nell’immaginario collettivo ancora oggi, tenendo saldo il nome della Lancia e della Delta nella memoria degli appassionati di tutto il mondo! Certo, oggi Rally e campionati Turismo hanno una risonanza molto minore, rendendo meno fruttuosi gli investimenti in essi per le case automobilistiche. Ma d’altra parte sono arrivati i social a dare una facile visibilità a chi li sappia usare correttamente. Perché dunque tanti marchi sono ormai completamente fuori dalle competizioni? Perché Alfa invece che accontentarsi di apporre un adesivo sulla Sauber F1 non ha portato Giulia e Giulietta nel mondo agonistico? Queste scelte si pagano, e infatti nonostante si parli di rilancio del marchio sono ancora ben lontani dalla gloria passata, sia come numeri di vendite (imbarazzanti negli ultimi trimestri) che come immagine.
In tutti ciò, quello che possiamo fare noi appassionati è tenere viva oggi la memoria di queste glorie del passato (possibilmente continuando a guidarle) e fissare almeno nella nostra mente i capisaldi della passione automobilistica che hanno dato loro vita, per portarli con noi nel futuro nonostante i grandi cambiamenti che coinvolgeranno il settore.