Era meglio ai tempi della 75?
Con tutto il rispetto per il cuneo chiamato Giulietta, sembra quasi incredibile che la 75 sia una sua derivazione.
Pochi accorgimenti, e la linea cambia totalmente, assumendo un’altra fisionomia. Il merito è di Ermanno Cressoni, ma si riconoscono già i tratti distintivi di Walter De Silva, soprattutto nel taglio dei gruppi ottici.
Questa é una delle youngtimer più importanti, senza ombra di dubbio, anche perché ha saputo comunque traghettare l’Alfa Romeo fuori da una situazione eternamente stagnante, anche se è finita come è finita, in mano alla Fiat.
Da quando esiste la Giulia, il termine Alfiat pare sia passato di moda, ma rimane il fatto che non bastino 3 modelli a fare un marchio, soprattutto quando la Giulia stessa non riceve nemmeno mezzo ritocco, dal 2015 ad oggi.
Non basta celare questa manchevolezza dietro la data effettiva di uscita. Inizia ad avere necessità di qualche intervento, oltre alla certezza che una versione station/shooting brake sarebbe stata e sarebbe ancora una manna, per le vendite. Mai decollate seriamente. Che rilancio è stato?
La Stelvio, ottima, non è appoggiata da una campagna di comunicazione che sappia tenere vivo l’interesse per il modello, e non ci sono abbastanza novità sulla gamma.
Si aspetta la Tonale, ma basterà? Come si fa a non avere una Spider, a listino?
Come fa a non esserci la GTV? Come fa a non esserci un’ammiraglia seria, come la 164? Non è necessario tirar fuori un’anti A8, ma almeno qualcosa che faccia concorrenza alla Serie 5, magari anche in versione station wagon, visto che le station sportive sono le uniche degne di stare sul mercato, ora che persino le utilitarie flop vengono ribattezzate minisuv da città.
Per fortuna, hanno tolto la Mito, ma non si vede qualcosa che sostituisca la Giulietta, in tempi brevi. Perché?
Enzo Bollani. Canelli, 9 agosto 2019.