che mondo sarebbe, senza giugiaro?
Parlare di Car Design, di Industrial Design e di Costume è facile, per chiunque legga i giornali, per chiunque abbia curiosità e per chiunque vada oltre la normale fruizione delle cose.
Un po’ meno facile riuscire a unire Tre concetti in un solo nome: Giugiaro.
Oggi, 7 agosto, Giorgetto Giugiaro compie 81 anni, e sono indubbiamente un bel traguardo, specie per il fatto che siano stati vissuti con una dedizione totale a quello che Bruno Zevi definirebbe “Il Mestiere di Architetto”, e che in questo caso potrebbe essere declinato a mestiere di designer, se non fosse per l’impulso e per ciò che Giugiaro ha impresso nella memoria e nella coscienza estetica collettiva.
Arrivare a 81 anni con la consapevolezza di avere letteralmente salvato la Volkswagen da un fallimento inevitabile, con la Golf prima, e con le Passat e Scirocco dopo, basterebbe. Se non altro perché la Golf non è mai stata stravolta, e si è saputa evolvere con una certa coerenza, pur passando di interpretazione in interpretazione, fino all’ultima, la settima, disegnata da Walter De Silva.
Forse, insieme alla IV, quella che più si avvicina al concetto iniziale.
Invece, Giorgetto Giugiaro, chiamato a Wolfsburg per dare una nuova filosofia al Marchio, si è trovato di fronte a una Fiat 128 smontata, ai tedeschi che chiedevano un’automobile perfetta come quella compatta italiana, e l’ha saputa migliorare, tra l’altro arrivando da un successo come quello dell’Alfasud, a tutt’oggi esposta fuori dal Museo di Wolfsburg.
Perché i tedeschi sono molto riconoscenti e sono dotati di una memoria, cosa molto rara in Italia.
Sfogliando nel passato e nelle opere più importanti, alle quali non basterebbe un libro soltanto, o lo spazio ridotto di un articolo come questo, trovarsi di fronte alla Lancia Delta vuol dire trovarsi di fronte a qualcosa di perfetto, a linee equilibrate, senza alcuna sbavatura, senza virtuosismi, elegantissime e per nulla leziose. Parlando di memoria, spiace molto che la Lancia non abbia dato la giusta prosecuzione a un modello così importante, trainato da successi come quelli che tutti conoscono, ma questa è una delle tante prove di discontinuità date dalla Fiat, e in un certo senso è accaduta la stessa cosa con la Panda, nonostante la “Gingo” e l’attuale versione ripeschino qualche tratto comune alla creatura che Giugiaro firmò nel 1980, destabilizzando il mercato e introducendo una nuova idea di superutilitaria, inizialmente prediletta da architetti e da progettisti, dall’élite, e non ancora pop.
Per scoprire il lato pop della Panda, ci sarebbe voluto un ritocco di listino, e da lì sarebbe entrata di diritto nella Storia del Costume, italiano soprattutto, ma anche internazionale, perché il successo è stato di portata europea.
Per passare a quella che invece sarebbe stata la più venduta in Europa nel 1997, vale a dire alla Punto, si deve prima puntare l’attenzione sull’altra best seller, la vera innovatrice del suo segmento: la Uno.
Lanciata a Cape Canaveral nel 1983, ha dato una svolta al Car Design e alle tecniche di progettazione.
Curioso pensare che, nel 1983, debuttasse anche la Peugeot 205, di Pininfarina. Facile stabilire quale delle Due abbia vinto sul Tempo, ed è ancora Giugiaro.
Dal 2015, Italdesign è diventata di proprietà del Gruppo Volkswagen, ma Giugiaro continua a essere presente, insieme al figlio Fabrizio, uscito allo scoperto con l’operazione Nazca, per BMW, a inizio anni ’90, ma rimasto un po’ nelle retrovie per gli anni successivi.
Tra le meno conosciute di Giugiaro, spicca invece l’originalità della Daewoo Bucrane, del ’95, nata quando i coreani iniziavano la loro vera espansione.
Giugiaro è precursore, in tutto.
Questa non è agiografia, ma un dato di fatto, e per avere ulteriore conferma la mente corre alla De Lorean DMC12, resa immortale dalla trilogia di Ritorno al Futuro. Nessun’altra automobile sapeva interpretare un concetto di Futuro come la DMC, seguita a ruota solo dalla Porsche 928, per quantità di anticipazioni stilistiche unite al compromesso di un progetto nato per essere commercializzato.
Enzo Bollani. Inverigo, 7 agosto 2019.