saab 96 v4: la mosca bianca
Esistono automobili con un palmarés importante, che hanno contribuito molto a motorizzare un Paese, quando l’Europa ancora era molto lontana, un’idea abbozzata appena, anche se il 1957 è stato un anno importante perché, da lì in poi, si è sentita sempre di più l’esigenza di un’unità internazionale, cosa tutt’altro che scontata, a 12 anni dalla fine di un conflitto mai abbastanza spiegato nelle scuole.
Insomma, esiste anche qualcosa di diverso dal Maggiolino e dalla Fiat 500, dalla Renault 4CV prima, e R4 poi, o dalle derivazioni spagnole della Fiat 600.
Esiste, andando un po’ più a Nord, un caso come quello della Saab 93, curioso anche perché nato da un’industria specializzata più in aeroplani che automobili, anche se non certo isolato, perché anche BMW proveniva da lì, e il disegno Bauhaus del Marchio lo spiega meglio di Mille parole.
La Saab 93, nata a metà anni ’50, fu la svolta verso la motorizzazione della Svezia in primis, ma anche dei paesi confinanti. Inizialmente mossa da un 3 cilindri a 2 tempi, particolarità che la caratterizzerà fino al 1967, quindi in un’epoca completamente diversa, verrà rimpiazzata dalla più moderna 96 V4 che, come dice il nome stesso, aggiunge un cilindro e tanti altri successi nei rally, perché questa piccola nemmeno tanto piccola vinceva e, come tutte le automobili che vincono nei rally, convinceva il pubblico ad acquistarne una, tant’è vero che varcò anche i difficili confini dell’Oltremanica, vendendo discretamente anche lì, nella terra della BMC, delle Wolseley, delle Riley e delle Morris di ogni genere, variante e tipo. Cosa non banale.
Come non banale è il suo pilota più noto, Erik Carlsson, soprannominato “On the roof” per la sua inclinazione a finire sottosopra, alla Stranger Things maniera, ma senza demogorgoni, durante le prove speciali.
Insomma, ma Saab 93, come la più evoluta Saab 96, rappresenta uno dei punti fermi nell’Automobilismo internazionale, ma trovarne una è pressoché impossibile.
Allora prendiamo in esame un esemplare addirittura unico, in questa anticipazione agostana: la Saab 96 V4 del nonno di Francesco Renaldini, una delle giovani firme della nostra nascente testata. Si tratta di un esemplare importato in Italia nel 1969, immatricolato a Bologna, nel regno delle Volvo, nonché ex regno Volkswagen (Gumpert se ne era appena andato, per via delle ragioni politiche che non volevano un tedesco in città, ergo un nazista, anche se tale non era) e trasferito a Brescia nel 1989. Inspiegabilmente e, per dirla alla Mac Giver, fortunatamente, le targhe non sono mai state cambiate.
Ci si ritrova quindi, oggi, con un esemplare unico in Italia, perché non esiste un’altra 96 V4, con le quadrotte, ma anche in condizioni simili a quella dell’esemplare di cui parleremo più approfonditamente su Youngtimer Italia, compiendo quella che apparentemente è un’eccezione per il concetto stesso di Youngtimer, per una ragione precisa: la 96 è arrivata, così com’è, al 1980.
Questo dato è fuori dal Mondo e oltre il concetto del Tempo: com’è possibile che, una compatta di metà anni ’50, arrivi ai fatidici anni ’80?
Certo, non è un caso isolatissimo, perché il Maggiolino, diventato Maggiolone, si è spinto oltre i confini della realtà, così come la Panda è durata dal 1980 al 2003, ma la Saab 96 è un’auto un po’ meno Pop, più ricercata, persino Nerd.
La Saab 96 vinceva nei rally, ed è quella l’immagine rimasta in testa, per quei pochi che la conoscano ancora, o quei signori ormai non troppo youngtimer che l’hanno vissuta, di striscio, dato che in Italia è sempre stata rara.
Questa è una buona ragione, quindi, per puntare su un esemplare unico, da mettere nella propria collezione e da trattare con le dovute attenzioni, che poi non sono nemmeno fantascientifiche, perché è un 4 cilindri ben sviluppato, nato per affrontare climi freddi e situazioni austere, pragmatiche, come quelle scandinave, ma soprattutto i rally, aiutato dalle doti incredibili del telaio. Pochi fronzoli, molta sostanza, ma anche molto fascino. Perché a una campionessa al Rally di Montecarlo e al Rally di Sanremo, è impossibile dire di no.
Enzo Bollani. Milano, 5 agosto 2019.