Alfa 156: una delle rinascite cicliche dell’Alfa Romeo.
Indubbiamente, l’automobile più riuscita di tutto il 1997, seguita solo dalla Golf IV, unica reinterpretazione veramente fedele all’originale, di Giugiaro. Walter De Silva, per ironia della sorte e soprattutto per la proverbiale pessima gestione FIAT, perpetrata anche su Luca De Meo, progettò questo capolavoro, che divenne inevutabilmente un best seller, facendo registrare fin dall’esordio numeri di vendita eccellenti e risollevando le sorti della Casa del Biscione, almeno per qualche anno.
La 156, pur sfruttando il plurisfruttato pianale Tipo, viene considerata una vera Alfa, a ragion veduta.
Nonostante la trazione anteriore, la 156 riusciva ad emozionare, alla guida, grazie alle sospensioni a quadrilateri alti all’avantreno e il Mc Pherson al posteriore (soluzione molto fuori dagli schemi), che garantivano forte tenuta in curva, con angoli di rollio contenuti.
La cura nella scelta dei materiali di produzione è stata degna del Marchio, introducendo novità assolute.
La 156, infatti, è stata la prima berlina a grande tiratura ad utilizzare il magnesio in alcuni inserti: plancia, telaio sedili, sterzo.
Questa scelta, rese molto leggera la vettura. Scelta lontana da quella usata per la sua sostituta: la 159. Auto dell’Anno 1998, rimase in produzione fino al 2005, subendo un inutile restyling, alla fine del 2002, volto a spersonalizzare frontale e posteriore, nonostante fosse firmato da Giugiaro. Sicuramente, la perfezione delle linee di De Silva, non si sarebbe mai dovuta toccare, mentre la stessa sorte toccò alla 147, con risultati leggermente migliori.
Oggi, è il caso di puntare su una prima serie, e aspettare che la Storia le dia il valore che merita.
Enzo Bollani | Paradiso, 29 gennaio 2019