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Alfa 155: l’accendiamo? – Superposter
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Alfa Romeo 155

Alfa 155: l’accendiamo?

Mentre l’Alfa Romeo 8C 2900B Touring Berlinetta è stata recentemente decretata come la migliore automobile di sempre, cresce l’attenzione verso le Alfa Romeo che tutti chiamavano Alfiat, nate sulla piattaforma Tipo.

La 155 è la meno Alfa di tutte, dopo l’Arna e la Dauphine, che però aveva il pregio di essere prodotta al Portello, ma forse è giunta onora di riscoprirla.
Per quale motivo?
La 155 si è assolutamente distinta, al DTM, in quella splendida epopea di inizio anni ’90, e ha saputo imporsi sulla concorrenza di allora, almeno in pista.
Era bellissima, e forse è l’unico caso in cui una versione Turismo sia riuscita molto meglio dell’originale.
Quindi, salendo su una Silverstone del ’95, con l’irrefrenabile voglia di citare Francesco De Gregori e con la voglia di capire se veramente non fosse un’Alfa si scopre che si, in effetti, si tratti di un’Alfa.

Poco importa, a un certo punto, se la trazione non sia più posteriore, e non sia quel capolavoro di transaxle che andava a sostituire, cioè la 75.
Poco importa se l’estetica provi ad appiattire il concetto di cuneo, non fiscale, e nemmeno basso piemontese, lanciato dalla Giulietta, nel ’77.
Il fatto è che la 155, già solo a pronunciarne il nome, sa sprigionare la magia dell’Alfa Romeo, evocando il DTM, evocando parole benzinate e rumori di meccanici e cacciaviti ai pit stop, in un’era ormai lontana di un quarto di secolo.

Quindi, se non l’avesse ancora fatto qualcuno, e mi risulta che a nessuno interessi parlare bene di un’automobile lontanissima dallo stile della 75, ecco che vi do uno, almeno uno, e che sia uno giusto, tra i Tre motivi per puntare su una 155.

Quali sono gli altri Due?
Beh, dopo il tema DTM, metterei in prima linea proprio il più controverso dei perché: il Disegno.
A guardarlo così, da vicino, fa capire quanto non fosse stato capito.
Perché era tutto molto moderno, in realtà, ma qualcosa non ha funzionato: la Comunicazione.

Nell’Italia del 1992, però, tutto era molto spento.
Milano era tristissima, in stato comatoso, e siccome Milano rimane pur sempre la Patria dell’Alfa Romeo, oltreché la Capitale Morale, per essere allegri bisognava essere sostanzialmente pazzi, o sotto l’effetto di qualcosa di più potente del Prozac.
E poi la Fiat, vera padrona, era troppo impegnata a lanciare la Cinquecento, promossa come l’oracolo, e a spingere ancora la Delta, che continuava a dare un senso alla Lancia, vincendo sistematicamente ogni rally, per poi divenire senza appeal, poco tempo dopo.
Grazie ai progettisti e, infine, a Marchionne.

Terzo motivo: non me lo ricordo più, ma basta il Biscione.
Chiaramente, se si volesse puntare su un investimento certo, bisognerebbe scegliere tra Tre varianti: Q4, a trazione integrale; 2.5 V6 Busso, praticamente introvabile, oppure sui modelli speciali, tra i quali spicca, senza alcun dubbio, la Silverstone, oggi pressoché scomparsa.

Inutile puntare su modelli scandalosamente brutti, come la 1.7.
Ci si domanda come sia stato possibile raggiungere un picco così basso, ma è tipico delle gestioni Fiat, soprattutto di inizio anni ’90.
Il paraurti, integralmente nero, sono riusciti a risparmiarlo solo alla Dedra.
Almeno lei…

In ogni caso, ogni esemplare, dal 1.8 in su, merita di essere salvato e trattato con la dovuta cura.
Certamente, non è più un’auto da uso quotidiano.
È una storica vera, e non una cosiddetta falsa storica, ma le quotazioni saliranno con una certa calma, eccettuando la Q4 e la 2.5 Busso.

Enzo Bollani

Enzo Bollani

enzo.bollani@superposter.tv

Enzo Bollani nasce a Milano in una sera di maggio del 1981, quindi può definirsi un Youngtimer. Progettista, Musicista e organizzatore, ha esordito nel 1997 nel mondo della Televisione e della Discografia, lavorando principalmente in Rai e con artisti del calibro di Adriano Celentano, Lucio Dalla e David Bowie. Avrebbe voluto essere Architetto a tutti gli effetti, ma al momento disegna biciclette. Opera principalmente a Milano, ma è costantemente in movimento. Ha inventato questo simpatico sito, oltretutto.

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